L’intervento di Mario Boyer al Convegno Roma Agricola del 20 settembre 2019

Questo che pubblichiamo è l’intervento di Mario Boyer al convegno “Roma Agricola – per lo sviluppo sostenibile ed integrato della città metropolitana” che si è svolto il 20 settembre 2019 nella sede della Cooperativa Agricola Cobragor

di Mario Boyer

Richiamo l’attenzione su una questione decisiva perché possano realizzarsi le scelte che RomaAgricola ha avanzato per combattere il grave degrado territoriale-economico-sociale della Città Capitale e avviare un suo nuovo sviluppo socialmente e ambientalmente sostenibile incentrato sulla qualificazione delle sue straordinarie risorse agricole e su una nuova qualità del vivere e dell’abitare.

Dobbiamo avere consapevolezza che se non riusciremo a mettere in campo una adeguata mobilitazione sociale per il recupero a fini produttivi delle migliaia di ettari di terreni agricoli pubblici in stato di abbandono a Roma, di cui abbiamo ricostruito la mappa, sarà molto difficile che la nostra idea di “città nuova” possa realizzarsi concretamente. Voglio dire che storicamente non è dato cambiamento politico dello stato delle cose senza la sollecitazione e la spinta della lotta sociale.

I momenti dell'occupazione delle terre a Casal del MarmoÈ utile a questo fine ritornare con la memoria alle lotte sociali e sindacali che si realizzarono in un passato recente a Roma, e più in generale nel Paese nel periodo a cavallo tra la fine degli anni ‘60 e l’inizio degli anni ‘80 e alla capacità che ebbero i partiti della sinistra, Pci e Psi, di farsene interpreti sostenendole e dando loro sbocco politico.
Quelle lotte approdarono a importanti conquiste.
A Roma comunisti e socialisti andarono al governo del Campidoglio risolvendo i problemi più gravi della città denunciati nella Conferenza “I mali di Roma”, dall’eliminazione delle baracche , all’ emergenza abitativa, dall’estate romana al potenziamento del trasporto pubblico collettivo, all’avvio nuovo sistema sanitario,agli asili nido, i consultori, il verde pubblico, i depuratori.

In quel contesto nacque e si sviluppò un movimento di alcune migliaia di giovani , di disoccupati, di braccianti e studenti che conquistò con occupazioni pacifiche centinaia di ettari di terreni agricoli pubblici e privati incolti o malcoltivati dando vita a cooperative sociali integrate da portatori di handicaps fisici e psichici.
Più in generale in quegli anni furono realizzate importanti conquiste democratiche quali la Riforma delle pensioni, la Riforma della casa, la Riforma sanitaria, lo Statuto dei lavoratori, la Legge sull’interruzione volontaria della gravidanza, l’Obiezione di coscienza, il Divorzio.

Queste conquiste furono rese possibili per la combinazione di una illuminata progettualità riformatrice del Pci e Psi con le lotte sindacali e le lotte territoriali richiamate.
Lotte che furono attrattive di masse giovanili, con il protagonismo insieme agli operai degli studenti universitari e medi e la partecipazione impegnata di molti intellettuali ed artisti.

Oggi, come sappiamo, il quadro politico, sindacale e sociale di allora è profondamente cambiato per cause sia “oggettive” che “soggettive”.

Quanto alle “cause oggettive”, mi riferisco alle grandi trasformazioni indotte dalla globalizzazione e finanziarizzazione dell’economia e dalle nuove frontiere tecnologiche che hanno profondamente cambiato il modo di produrre di lavorare e di consumare e gli stessi stili di vita delle persone e delle famiglie.

Quanto alle “cause soggettive” mi riferisco alla crisi della politica e della democrazia rappresentativa per effetto del sopravvento sui poteri democratici del potere economico e finanziario. All’interno di questo quadro generale si è prodotta la crisi di identità dei partiti della sinistra, la crisi di rappresentatività del sindacalismo confederale.

Il venir meno dei partiti della sinistra e l’appannamento del sindacato
hanno determinato la disaffezione alla politica e il disimpegno delle nuove generazioni prive di un orizzonte di cambiamento e di una guida politica.

A valle di queste novità i tempi odierni sono segnati da due grandi cambiamenti che correttamente interpretati, possono indirizzare il nostro lavoro e dare gambe politiche alla idea di Roma che il documento/appello propone.
Cambiamenti che sono così riassumibili:

  1. Il primo cambiamento riguarda la contraddizione storica capitale / lavoro è giunta a un punto di esasperazione a vantaggio assoluto del capitale
    per la forte frantumazione del mondo del lavoro e della sua precarizzazione esasperata che rende il lavoratore sindacalmente debole e ricattabile essendo chiamato a scegliere tra il rivendicare i propri diritti e perdere ed essere licenziato.
    Ne deriva che il conflitto collettivo sindacale è indebolito a partire dalle lotte in fabbrica, e a maggior ragione è in forte declino il ruolo del sindacato nel territorio.
  2. L’altro grande cambiamento rimanda alla contraddizione capitale / ambiente, ieri sommersa ma oggi venuta in emersione e arrivata al punto di mettere in pericolo la vita nel Pianeta.
    Siamo arrivati a un punto di rottura degli equilibri ecologici a livello planetario che sta per diventare irreversibile. Basta pensare ai cambiamenti climatici e al processo in atto di deglaciazione Come pure all’ inquinamento dell’aria, dei fiumi, dei mari e delle falde acquifere, al buco nell’ozono, ai processi di desertificazione.

In questo contesto il “territorio” diventa il terreno privilegiato e obbligato della lotta a difesa dell’ambiente e per la qualità del vivere. Al tempo stesso è sempre più il luogo dove lottare per conquistare nuove opportunità di lavoro e per l’eguaglianza sociale. Si potrebbe dire in qualche modo che il conflitto capitale / lavoro da conflitto prevalentemente sindacale travasa dalla fabbrica, dove è represso e soffocato, al territorio dove può vivere ma solo in quanto conflitto sociale più generale a valenza immediatamente politica.
Allo stesso tempo il territorio è la sede per eccellenza del conflitto capitale / ambiente e l’epicentro di questo conflitto, come pure del conflitto capitale / lavoro sono le periferie degradate della città.

Concludendo, il punto di caduta di questo ragionamento è riassumibile in due punti:

  1. Senza il protagonismo del sociale il documento / appello non ha alcun futuro;
  2. È decisivo accompagnare alla discussione l’iniziativa di lotta su territorio anche per aggregare forze, soprattutto giovanili.

A questo fine è più che matura la vicenda di Castel di Guido e dunque entro l’autunno va costruito un momento di mobilitazione che solleciti la Regione a uscire dall’immobilismo e dalle ambiguità e a decidersi per la gara di appalto dei terreni dell’Azienda.
Questo darebbe credibilità alla discussione di oggi e a quelle future.