Castel di Guido: il servizio di Geo omette le criticità della tenuta

Non c’è dubbio che la tenuta pubblica di Castel di Guido alle porte della capitale sia un preziosa risorsa ambientale, ma non si può omettere il fallimento della sua vocazione agricola d’interesse sociale

Castel di Guido paradiso terrestre alle porte di Roma, in cui agricoltura biologica, allevamento e fauna selvatica convivono armoniosamente. Questo, in estrema sintesi, il contenuto del servizio televisivo della trasmissione di Rai 3 Geo sulla tenuta di Castel di Guido andato in onda ieri mattina.

La realtà dei 2200 ettari situati lungo la Via Aurelia, però, è ben più complessa e da anni ormai si trova al centro di un estenuante braccio di ferro tra la Regione Lazio, proprietaria di quelle terre, e il Comune di Roma che le ha in gestione. Con una delibera dello scorso febbraio la Regione Lazio ha definitivamente riconosciuto la malagestione del Comune di Roma nella Tenuta di Castel di Guido (con perdite di circa 2 milioni di euro all’anno), prevedendo un bando di riassegnazione di quelle terre.

Tuttavia, l’obiettivo di rilanciare la produttività di questo prezioso patrimonio agricolo, naturalistico e archeologico viene perseguito dalla giunta Zingaretti attraverso percorsi che sfuggono ai criteri della logica: la volontà è quella di parcellizzare la tenuta, dando in affidamento le attività produttive a diverse aziende agricole.

La nostra opinione sulla vicenda di Castel di Guido: bene la riassegnazione, ma non si deve frazionare l’attività

RomAgricola, per mezzo dei suoi portavoce, ha già espresso la sua posizione: favorevole alla riassegnazione della gestione, ma contraria al frazionamento delle attività produttive. Per preservare “quell’ancestrale e imprescindibile rapporto con la natura“, come messo in luce dal servizio di Geo, è quindi necessario che la Regione Lazio prenda in considerazione il progetto unitario di filiera corta ed integrata del biologico, in cui devono trovar spazio i temi dell’occupazione giovanile e dell’agricoltura sociale. Una visione, del resto, in linea con le iniziative Next Generation Fund e Green New Deal promosse dalla Commissione Europea.

Non si può dimenticare, a tale proposito, che il Governo Conte, della cui maggioranza fa parte il Partito Democratico, guidato proprio dal presidente della Regione Lazio, ha dato pieno appoggio all’iniziativa promossa da Bruxelles e punta proprio su queste linee programmatiche e le relative risorse impegnate per realizzarle per innescare, nel Paese, un nuovo modello di sviluppo virtuoso e sostenibile.

Si tratta di un cambiamento di paradigma che offre all’Italia un futuro sostenibile, che la faccia uscire dalle paludi di una crisi ormai trentennale. Una situazione che ha portato, soprattutto per i giovani, la mancanza di prospettive e di occupazione, a fronte di una costante crescita del consumo di suolo a fini speculativi, che arricchiscono solo pochi e non producono ricchezza per le comunità. Castel di Guido sarà, per la Regione Lazio, l’ennesima occasione persa per attivare dal basso le energie necessarie per un radicale cambiamento di visione? Non restiamo a guardare, continuiamo ad impegnarci. Cambiare si può.